La SGBCISL è molto scettica rispetto al salario minimo stabilito per legge. Si rischia anzi di peggiorare la situazione, schiacciando le retribuzioni medie e minando la contrattazione collettiva. Occorre invece potenziare la contrattazione e limitare i contratti pirata.
Il punto di vista della CISL: meglio un buon contratto collettivo
Il problema dei salari, della tutela del potere d’acquisto è più che mai attuale, soprattutto nei settori che non sono coperti da contrattazione o con salari molto bassi, e per alcuni la risposta è il salario minimo per legge. Per la CISL, la via maestra per tutelare i salari resta invece la contrattazione.
La nostra preoccupazione è la possibile fuga dalla contrattazione collettiva, laddove il salario minimo fosse più conveniente rispetto ai livelli retributivi definiti dai contratti collettivi, con l’effetto di un abbassamento generalizzato dei salari.
Va inoltre considerato come la copertura contrattuale garantisca ulteriori elementi oltre le tariffe, come la 13esima o la 14esima, il welfare aziendale, la bilateralità, la premialità
Per affrontare il problema salariale bisogna agire sulle cause, sulle disfunzioni del mercato del lavoro: part time involontario, tirocini extra-curricolari, false partite IVA, il carico fiscale, la bassa produttività, il lavoro nero, la difficile occupabilità di giovani, donne, immigrati, l’evasione dalla contrattazione collettiva attraverso espedienti o contratti pirata.
La difesa della contrattazione passa in primo luogo attraverso l’eliminazione dei contratti pirata. Servono regole affinché vengano applicati i contratti collettivi più diffusi, sottoscritti dalle parti più rappresentative.
La garanzia di minimi adeguati di natura contrattuale potrebbe arrivare dai trattamenti economici complessivi dei CCNL prevalenti, mediamente ben al di sopra dei 9 euro l’ora, estendendoli, settore per settore, ai pochi comparti ancora scoperti.